Torre poligonale Medioevale
La strategica posizione dei due castelli, opportunamente integrata da torri di avvistamento, è un chiaro segno della loro funzione difensiva all'epoca dell'invasione saracena del IX e X secolo.
Successivamente la proprietà fu dei Buzi - Brancaleoni e quindi dei Mareri, ai quali fu confiscata nel 1241 da Federico II di Svevia alla cui morte nel 1250 ritornò ai Mareri.
Corradino di Svevia, ultimo degli Hohenstaufen, vi riparò dopo la sconfitta dei Campi Palenti, l'attuale conca del Fucino tra Tagliacozzo e Scurgola Marsicana, del 23.08.1268, prima di proseguire verso Vicovaro, nel disperato quanto vano tentativo di sottrarsi alla cattura da parte delle truppe angioine.
Lago del Turano La Valle del Turano è orientata in senso sud-ovest / nord-est.
E' delimitata sul suo lato orientale dalla catena montuosa considerabile quale prosecuzione dei monti Simbruini, cioè quella dei monti Carseolani, che hanno nei 1.508 metri del Monte Navegna la vetta più alta e su quella occidentale dalle propaggini a levante dei monti Sabini, mediamente meno elevati dei Carseolani.
Altre vette superiori ai mille metri sono il monte San Giovanni con i suoi 1.201 mt., il monte Faito 1.227 mt., il monte Aquilone 1.337 mt e il monte Cervia di 1.436 metri. Nella parte bassa della Valle, attorno ai centri di Castel di Tora, Colle di Tora e Rocca Sinibalda i profili più aspri della montagna cedono il passo alle più morbide rotondità delle colline. L'altezza media risulta essere compresa tra i 600 ed i 900 metri.
I paesi di Ascrea, Castel di Tora, Paganico Sabino e Colle di Tora dominano il Lago offrendo scorci incantevoli e suggestivi.
Risale al miocene il sollevamento delll'Appennino Centrale.
Un tempo questi luoghi erano sommersi dalle acque del mare.
Le rocce di natura prevalentemente calcarea hanno avuto origine in ambiente marino di "transizione", ovvero in una zona di raccordo tra l'area di piattaforma carbonatica (area M. Nuria) e quella pelagica di mare aperto (rilievi della Sabina).
calcarei caratterizzati da una elevata componente detritica che deriva dalla mobilizzazione e caduta per frana sottomarina dei sedimenti originatisi al margine della contigua area di piattaforma. Successivamente, durante il miocene, il penultimo Periodo dell'Era Cenozoica, la riattivazione di una grande faglia a direzione Nord-Sud, estesa da Antrodoco fino ad Olevano Romano, ha direttamente interessato l'area.
Monte Antuni Questo borgo di grande fascino situato nell'omonima penisoletta prospiciente Castel di Tora ed a questa collegata da un sottile istmo, si protende nel lago.
La storia è parallela a quella di Castel di Tora, dal 1092 di proprietà dell'Abazia di Farfa poi rimase ai Brancaleoni di Romania sino al 1583, quindi dei Cesarini e poi dei Mattei sino al 1676.
La proprietà passò quindi ai Lante della Rovere sino al 1720, poi al Marchese Filippo Gentili e nell'ottocento ai Del Drago e dal 1992 al Comune di Castel di Tora.
macerie e di rovine: bombardato nel 1944 e totalmente abbandonato dagli ultimi abitanti, di patronimico per lo più Franchi o Federici, in chiara memoria del caposaldo imperiale, nel 1945, dopo cinquanta anni di incuria, saccheggi ed azioni sismiche, il borgo era considerato ormai morto
Riserva M.Cervia e Navegna
Comuni di:
Ascrea, Castel di Tora, Collalto Sabino, Collegiove, Marcetelli, Nespolo, Paganico, Roccasinibalda, Varco Sabino
Tra le varie tipologie in cui si dividono le aree protette, la classificazione di “riserva naturale parziale” riveste per il territorio, la finalità di valorizzare e conservare aspetti vegetazionali, flogistici, faunistici, geomorfologici, speleologici, paleontologici, paesistici. La Riserva Naturale, ampliata nel 1997 e successivamente nel 1999, tutela un vasto comprensorio della Catena dei Monti Carseolani, tra i bacini dei Fiumi Salto e Turano. La Riserva è divisa in più zone distinte. La più vasta comprende i rilievi di Monte Navegna e Monte Filone, che il Fosso dell'Obito separa dal Monte Cervia a sua volta separato dal vicino Monte S.Giovanni dal Fosso di Riancoli. Un’ altra zona è costituita dai rilievi che circondano il paese di Nespolo, e che costituiscono il confine con il vicino territorio abruzzese di Carsoli. Ed un’altra che comprende parte del territorio ricadente nel Comune di Roccasinibalda ed in quello di Castel di Tora con la specifica area di Monte Antuni.
I due rilievi del Monte Cervia e del Monte Navegna, insieme ai meno elevati Monte Filone e Monte San Giovanni, sono costituiti dalle stesse rocce sedimentarie, in prevalenza calcari organogeni e calcareniti ma anche argille e marine, che sono assai diffuse nel restante rilievo dei Monti Carseolani. Dove prevalgono le rocce di tipo calcareo, i pendii si fanno più aspri, mentre in corrispondenza delle formazioni marnoso-arenacee, predominano morfologie dolci ed arrotondate. Le impervie gole dell'Obito costituiscono uno degli aspetti di maggiore bellezza ed interesse geomorfologico del comprensorio. L'elemento predominante nel paesaggio vegetale della riserva è rappresentato dai rigogliosi boschi che coprono gran parte del rilievo, con l'esclusione di alcuni versanti dove si aprono ampi ambienti prativi, e delle vette. Assai estesi i castagneti che qui appaiono costituiti da fustaie con esemplari secolari di eccezionale bellezza. La vegetazione spontanea è formata da querceti caducifogli con cerro, rovere e, più in quota, da faggete. Il popolamento animale è ricco di specie legate agli ambienti boschivi: lo scoiattolo è assai numeroso, così come il cinghiale ma non mancano tassi, martore, lepri, puzzole, donnole oltre ai tanti piccoli mammiferi dei boschi come il topo quercino e il moscardino. Sino a pochi anni fa la zona era regolarmente frequentata da una coppia di aquile. Oggi la specie è osservabile solo saltuariamente anche se con una certa frequenza e spesso in coppia, mentre sono ancora presenti altri rapaci come la poiana, lo sparviere, il gheppio, l'allocco, la civetta, il gufo comune. Tra gli altri uccelli i picchi verde e rosso maggiore, l'upupa, il fringuello, le cince, il rampichino, il ciuffolotto, il colombaccio. La zona era popolata in passato da numerose brigate di coturnici, oggi assai rare in tutto l'Appennino, di cui rimangono ancora alcuni esemplari nelle praterie d'altitudine.